Il ritratto fotografico è un genere che mira alla raffigurazione della persona di fronte all’obiettivo, mettendone in risalto le caratteristiche fisiche e/o morali: non è quindi una mera riproduzione delle sembianze della persona, ma piuttosto una rappresentazione dettata dalla sensibilità e dalle scelte tecniche o artistiche di chi effettua il ritratto stesso.
La fotografia di ritratto quindi beneficia molto, oltre che della preparazione tecnica del fotografo, del rapporto che si viene a creare tra lo stesso fotografo ed il soggetto al momento dello scatto: più si riesce ad entrare in empatia ed avere affinità d’intenti con la persona ripresa, migliore sarà il concetto che vogliamo esprimere con la nostra immagine.
Il ritratto fotografico può includere o meno, a seconda dell’ampiezza dell’inquadratura utilizzata, porzioni più rilevanti dell’ambientazione nella quale si trova il soggetto; in questo caso, data la rilevanza di quest’ultima nello scatto finale, si parla di ritratto ambientato: tale tipologia viene utilizzata ad esempio quando si vuole porre il soggetto in relazione al suo ambiente di lavoro, alla sua abitazione o in generale a ciò che lo circonda per far capire meglio la storia stessa del personaggio ritratto.
pose per fotografie di ritratti
Riuscire ad ottenere una posa convincente, specialmente se il soggetto non ha esperienza, non è sempre facile: spesso imporre una posa potrebbe far risultare lo scatto molto poco naturale e far trovare il modello in una posizione per lui scomoda, facendogli anche perdere sicurezza. Cerchiamo quindi di dirigere il soggetto con dei suggerimenti che facciano anche scaturire emozioni e reazioni: non abbiate paura di fare battute o di mettervi “in ridicolo” voi stessi se volete ottenere una risata spontanea!
Comunicate costantemente e cercate sempre di dare rassicurazioni positive per migliorare il feeling e la confidenza del soggetto. A volte può essere anche utile decidere una “posa sicura” insieme al soggetto stesso, per avere una base di partenza sulla quale tornare per rimettere sulla giusta carreggiata uno shooting che sta andando un po’ alla deriva o per garantirci una certa ripetibilità tra gli scatti.
ritratti fotografici nella storia
Il ritratto in fotografia arrivò nel XIX secolo come derivazione e democratizzazione dei ritratti pittorici, molto in voga tra le famiglie nobili e agiate. Il mezzo della fotografia (inizialmente dagherrotipia) riduceva drasticamente il tempo ed i materiali necessari ed eliminava la necessità di rivolgersi ad un’artista (la fotografia era ancora immatura e malvista in termini di espressione artistica) per la realizzazione di una immagine duratura, andando quindi ad abbassare notevolmente i costi di realizzazione.
Data la scarsa sensibilità delle lastre utilizzate, però, tali ritratti non erano semplici da realizzare, soprattutto per i soggetti: i tempi di esposizione superavano abbondantemente il minuto e per garantire la stabilità necessaria ed evitare il “mosso” si era soliti utilizzare delle strutture di supporto da nascondere dietro la persona (o dentro l’abito) per sostenerla durante tutta la durata dello scatto!
Altra curiosa, per quanto macabra, applicazione del ritratto fotografico era la fotografia del defunto: per avere un ricordo indelebile del familiare trapassato (spesso si trattava di bambini o ragazzi, dato il tasso di mortalità infantile di quei periodi) si era soliti posare con lui facendolo apparire in pose che lo facessero sembrare ancora in vita, a volte forzando addirittura l’apertura degli occhi o dipingendoli sulle palpebre.
Vi segnaliamo due ritratti fotografici che hanno fatto storia: il primo, considerato il primo della storia della fotografia, è un autoritratto (altro primato) del pioniere della fotografia Robert Cornelius nel 1839 a Philadelphia; il secondo, molto più recente essendo del 13 Gennaio 2009, è il ritratto realizzato da Pete Souza all’allora neo-presidente USA Barack Obama, il primo ritratto presidenziale della storia degli Stati Uniti ad essere realizzato con una fotocamera digitale.
Consigli per un ritratto perfetto
Come già detto, un buon ritratto si basa molto sul rapporto tra il fotografo e il soggetto in fase di scatto; vediamo anche altri accorgimenti per ottenere un risultato soddisfacente.
Per scattare un ritratto “classico”, non ambientato, tipicamente la scelta dell’obiettivo fotografico ricade su dei teleobiettivi, spesso ottiche fisse: tra le focali più utilizzate per questi scopi troviamo ottiche da 85mm e 135mm, con quest’ultimo più utilizzato come obiettivo per primi piani più stretti. Ritratti ambientati, dove abbiamo bisogno di un maggior angolo di campo, sono solitamente scattati con ottiche di lunghezza focale inferiore.
Per ottenere una maggiore separazione del soggetto dallo sfondo, utilizziamo diaframmi molto aperti per ridurre la profondità di campo; prestiamo particolare attenzione con ottiche dall’apertura massima molto ampia in quanto la PdC si riduce notevolmente e rende più complicata la messa a fuoco.
Ponete molta attenzione alla direzione dello sguardo del soggetto, per aiutare l’osservatore a dirigere il suo stesso sguardo, ad esempio per attirare l’attenzione su una zona specifica dell’inquadratura o per evocare significati particolari: molto importante è anche decidere se lo sguardo del soggetto dovrà essere diretto verso la fotocamera o meno, per generare più empatia o più distacco verso chi osserva.
Mettete a fuoco, specialmente nel caso in cui il soggetto guardi dritto in camera, sugli occhi (pupilla e cristallino, evitando palpebre e ciglia), in particolare sull’occhio più vicino al fotografo; come composizione si usa spesso posizionare l’inquadratura in modo tale che questo occhio messo a fuoco cada sulla linea verticale che divide a metà il frame.
Per ritratti in esterni con luce naturale, sfruttate al meglio ciò che avete a disposizione: evitate ombre dure sul volto e luci dirette negli occhi del soggetto che potrebbero influire sull’espressività. In caso di luce molto dura, come ad esempio nelle ore centrali della giornata, cercate una zona d’ombra e posizionate il soggetto giusto all’interno di essa, per ammorbidire la luce e per permettere al suolo (specie se di colore chiaro) di agire come luce di riempimento schiarendo ulteriormente le ombre. Provate anche a sfruttare l’ora del tramonto per luci molto calde e direzionali, che potrete ad esempio sfruttare come luci di contorno, posteriormente al soggetto, per poi schiarire il primo piano con un riflettore portatile (o qualsiasi elemento che può essere usato per questo scopo, da un pannello ad un telo o espedienti analoghi).
fotografi ritrattisti famosi
Tra i fotografi più celebri per i loro ritratti in bianco e nero, troviamo due nomi molto importanti nella storia della fotografia: Richard Avedon, che il New York Times definì nel suo obituario come colui che con i suoi lavori “aiutò a definire l’immagine di stile, bellezza e cultura Americana degli ultimi cinquant’anni”, e Diane Arbus, di cui sono celebri i ritratti ai suoi soggetti “freak”, che ridefiniscono il concetto di normalità delle persone ai margini della società.
Ai due maestri precedenti, aggiungiamo il nome di una giovane promessa italiana: Alessio Albi, fotografo perugino di ritratti concettuali e fine art con una squisita cura del dettaglio delle sue opere, dallo scatto alla postproduzione anch’essa estremamente curata.